| IL SOGNO NON E' CONOSCENZA
 Calda la luce si espande,morbido è il prato ed è grande
 la voglia di sole che prende
 il cuore e lo rende bambino.
 Non voci, non suoni
 si ascoltano nel ramo che fende
 l'aria sospesa e attende
 un segno che il sole risplende
 nel ricordo ed ora è vicino.
 Con tenero, etereo diletto
 sorride il folletto
 del nostro pensiero perfetto.
 Negli occhi malizia e innocenza:
 il sogno non è conoscenza.
 
		Giusi Vanella 
		
		 AMORE SENZA TEMPO
 Il tempo non ha valore:
 minuti o secoli, che importa?
 Il tuo viso è davanti ai miei occhi...
 o viene da lontano, tanto lontano?
 I tuoi occhi sono un vortice
 che mi attira, mi attira...
 Come una folgore
 esplode il tuo sorriso,
 la notte si illumina d'incanto.
 Un bagliore improvviso
 che subito si spegne.
 
		Giusi Vanella 
		
		 Il CLANDESTINO
		
 Si leggeva la paura nei suoi occhi.
 Come una gazzella nella savana,
 era assalito dal suo destino.
 Salì su un camion pieno
 di carne macellata,
 la carne viva,
 da clandestino.
 In mano a gente senza scrupoli
 e scrupolose burocrazie, il viaggio.
 Il suo destino lo precedeva,
 effimero e incerto,
 come una nuvola di passaggio.
 
 Çlirim Muça
 
		
		 I
		NAUFRAGHI 
 Il volto bruciato dal sole hanno i naufraghi,
 gli
		occhi incavati.
 Vanno incontro al destino nella traversata.
 Il
		loro "SOS" è un grido nel vuoto,
 rivolto a un cielo spietato.
 Fra una preghiera e l'altra
 la falce della morte fa il suo lavoro.
 Chi si salva si sente rinato
 nella stessa valle di lacrime.
 
 Çlirim Muça
 
		
		
		 DOLORE
 Il mio cuore spaccato in due.
 Nell'abisso della mia anima
 rotolano i giorni.
 Çlirim Muça 
		
		 Il POEMA DEL POSSIBILE 
		1 
		Sono sceso da montagnealte fino al cielo,
 dove all'eco della mia voce
 rispondono profondi dirupi,
 dove gli squarci del terreno
 sono attraversati da fituni
 che saltano e corrono come cavalli schiumosi,
 dove le nuvole bianche sulle cime
 sembrano turbanti
 che celano divine dimore.
 Le ninfe e le dee nei boschi ancora si possono vedere,
 là ove è possibile la magia dell'epos
 e degli incontri celesti.
 
 Pascola il pastore le sue pecore
 vestito di grezza lana,
 nello zaino poco di fonnaggio
 e pane,
 ma l'acqua che beve sorge pura
 dal cuore della montagna.
 
 Il pescatore che butta le sue reti
 piene le alza dei pesci del mare.
 Ma può capitare di prendere
 una scarpa, un vestito o un uomo.
 
 O pescatore, togli il tuo cappello
 e dì una preghiera
 per l'uomo che hai pescato, perché d'Itaca,
 perché senza nome.
 
 Davanti alla grandezza del mare
 senza identità noi siamo,
 corpi straziati e miseri,
 con l'anima vagante nei flutti
 prima di spiccare il volo nel cielo.
 
 Se vedi un gabbiano alzarsi
 dal mare aperto e sciogliersi con le nuvole,
 gioisci, o vecchio marinaio,
 perché un altro senza nome è tornato
 al Padre suo padrone del mondo e del cielo
 e del destino dell'uomo.
 
 2
 
 Ogni mattina io credo
 nella democrazia del sole:
 ugualmente ama il ricco e il povero.
 Con spade di raggi sconfigge le tenebre
 e la luce del mondo
 mi bacia gli occhi.
 Da oriente a occidente lui regna sovrano,
 da nord a sud lui è amato.
 Oh, la brezza mattutina che m'accarezza,
 che dolcemente mi sussurra,
 di nuovi paesi e altri mondi.
 
 Ogni mattina io credo nella democrazia del sole:
 ugualmente ama il contadino e il soldato.
 Il contadino suda nei campi
 che il soldato schiaccia con le ruote del suo carro.
 
 Il contadino aspetta il grano maturare,
 il caldo maledice il soldato
 che annega nella noia.
 
 O uomo che ti credi il sole del mondo,
 la tua carne si imputridirà,
 la tua anima è venduta al diavolo,
 dal momento che decreti la morte.
 Falsa somiglianza con il colore del sole
 tu trovi nell'oro.
 
 Oro e potere vuole l'uomo sulla Terra
 e vive e muore con una moneta fra i denti.
 Ma non serve più a Caronte quel soldo,
 abbandonato ha il remo da duemila anni
 e alle rive del Lete s'ammassano le anime,
 in attesa di un passaggio per l'Ade.
 
 3
 
 Dalle mie montagne e dalle mie coste
 come una nuvola ho preso il volo
 a conoscere popoli e paesi,
 ad assaporare la libertà.
 Per venticinque anni ho conosciuto tirannia:
 è come mangiare pane mischiato a cenere,
 è come vedere il sole dietro bende nere.
 "Evviva il Patito! Evviva il Presidente,
 luce dei nostri occhi,
 campione di verità".
 La Patria sempre in pericolo,
 ci dovevamo guardare
 dal nemico,
 ma più dai nostri stessi compagni. Piene le carceri
 e i gulag della vergogna,
 mentre il popolo gridava: "Evviva!".
 
 Dov'eri o inondo d'ideali mentre noi pativamo?
 Perché ci avevi dimenticato?
 Così gridavo al vento, disperato,
 davanti a un cielo terso, davanti a un burrone,
 ma mi rispondeva l'eco delle mie domande
 e ritornavo alla realtà della mia prigione.
 
 4
 
 Chiudo gli occhi e vedo il passato. Come sono volati gli anni!
 Ombra di selvaggina sul campo mietuto,
 scia d'un aereo che si dissolve
 nei cieli della sera.
 
 Gli stessi problemi ha il mondo,
 le guerre vanno avanti comunque
 e io devo lottare per non perdere
 la libertà conquistata.
 
 Quarant'anni suonati, quanto può vivere un uomo!
 Non voglio passarne altri venticinque
 Sotto un'altra dittatura.
 
 Uomini piccoli, con cuore di pietra,
 cercano di spaventarci,
 dalla mattina alla sera,
 bombardandoci da televisioni e giornali.
 I kamikaze dell'informazione
 ogni giorno buttano giù
 le torri gemelle della nostra libertà.
 
 Ma non ce ne accorgiamo,
 troppo occupati come siamo
 con il capo ufficio,
 con la rata del mutuo e il fine mese,
 con il traffico e l'incubo delle multe,
 per non parlare di petrolio e autostrade.
 E la sera la tv ci parla dell'andamento della Borsa,
 perdita o guadagno che sia,
 notizia che non interessa
 a miliardi di persone;
 come la moda e le lussuose sfilate,
 le chiacchiere dei politici di professione,
 che chiedono la libertà d'usare i mezzi
 per poter sopprimere la nostra libertà.
 E ogni scusa è buona per vederci
 schiavi sotto il giogo
 come non siamo mai stati.
 Terroristi, madri assassine, immigrati,
 mai una parola sui diritti sottratti,
 mai una parola sui diritti calpestati.
 
 "Comunista - ti additano.- tu stai col terrore!
 Sei contro la democrazia e con i tiranni."
 lo li ho combattuti, li ho conosciuti,
 conosco il gioco dei loro inganni,
 proprio me additano,
 che la dittatura ho sofferto
 per venticinque anni
 e che per altrettanti rischio di subirla ancora.
 
 5
 
 L'avidità porta alla distruzione,
 l'avidità è la malattia dell'uomo:
 avere tutto e di più,
 avere il petrolio ovunque si trovi;
 bombardare case e canunelli per averlo,
 affamare un popolo e far morire bambini.
 
 Embargo, odiosa parola
 che mi proietta nel medioevo:
 sconfiggere il nemico,
 con il terrore della pancia vuota.
 
 C'è qualcuno che dica: "Signor Presidente,
 l'embargo uccide prima i bambini,
 più delle bombe, lentamente,
 li spegne nelle braccia delle madri
 come candele."?
 
 Erode ne uccise dieci
 e per duemila anni si è parlato di strage.
 Gengis Khan costruì piramidi
 con centomila teste
 e il suo nome s'accompagna al terrore.
 
 "Cinquecentomila bambini, signor Presidente,
 e lei crede di salvarsi dal giudizio divino
 e lei crede di scampare al giudizio della storia,
 signor Presidente, "Gengis Khan"?
 
 "Ne è valsa la pena" risponde il Segretario di Stato.
 
 "Ne è valsa la pena."
 Mentre il Presidente è muto come una sfinge.
 
 6
 
 L'intelligenza dell'uomo
 è arrivata all'apice,
 come i satelliti che ci sorvegliano,
 come gli aerei che rompono il muro del suono.
 L'intelligenza racchiusa
 in una bomba nucleare,
 in migliaia di bombe
 in grado di distruggere
 la vita e il inondo:
 bombe intelligenti in mano ad uomini
 che d'intelligenza ne hanno poca.
 
 La morte è diventata digitale.
 La morte viaggia in videogiochi,
 dove bambini adulti si divertono a sparare,
 mangiando patatine e bevendo pepsi-cola,
 parlando dell'ultimo film porno
 visto o da vedere in dvd,
 passato dal provvisto collega.
 Mentre lontano migliaia di chilometri,
 in un deserto,
 in un palazzo, in una casa,
 bombe intelligenti sparpagliano
 pezzi di corpi dilaniati,
 stracci e povere cose di esistenze
 mai esistite.
 Mentre la morte digitale conta i morti,
 conta i morti con la speranza
 che la sabbia del tempo
 copra le prove del crimine compiuto.
 
 Intelligenza dell'uomo computerizzato,
 che al posto del cuore ha un microchip.
 
 7
 
 lo, mi vergogno d'appartenere a questo mondo,
 dove si muore di fame e di bombe,
 dove rischia di morire in silenzio
 chi difende il vero,
 chi denuncia il potere.
 
 Fame, tu non l'hai provata
 neanche per scherzo signor Presidente.
 Forse la proveresti
 se te lo imponessero i tuoi consiglieri,
 per farti sentire più vicino ai poveri,
 per risalire nei sondaggi d'opinione.
 Perché i presidenti amano essere graditi,
 li aiuta a prendere le decisioni importanti.
 
 La testa grossa, la pancia gonfia,
 gli arti penzolanti,
 i muscoli del collo
 che non reggono la testa
 e un mostro che ti mangia le budella.
 Ma il tuo mondo ha bisogno di bombe
 e non di pane per sfamare i poveri.
 Alle tue orecchie sorde
 non arrivano i loro lamenti,
 né i pianti, né le invocazioni.
 Alle tue orecchie arrivano le richieste
 delle multinazionali,
 delle corporazioni,
 per sfruttare le risorse, accaparrarsi le ricchezze
 di quei poveracci.
 
 Io, mi vergogno di vivere nel mondo dove vivo,
 in un mondo costruito secondo il vostro modello
 di democrazia e divisione del potere,
 e lo dico a voce alta, senza paura.
 Questo è il tuo mondo e dei tuoi simili,
 ma noi lo cambieremo.
 Noi uomini e donne che crediamo
 nella felicità di tutto il pianeta.
 
 8
 
 È questa la poesia
 come un pugno nell'occhio?
 La voce nuova dell'uomo senza voce,
 con grida
 come i crampi allo stomaco
 del morto di fame?
 Non c'è abbastanza rabbia nel mio sangue
 o sangue che scorre nelle vene?
 A che serve tacere quando da migliaia d'anni
 in silenzio subiamo?
 
 O uomo, stringi i pugni,
 spezza le catene dell'oblio,
 allontana il giogo della schiavitù
 dal tuo collo piagato!
 Libera i polsi e le caviglie!
 È possibile la libertà
 e la felicità è dell'uomo libero.
 
 9
 
 Ho conosciuto gente felice,
 giornalisti e intellettuali
 contenti di servire il potere costituito.
 Dopo molte prove di fedeltà,
 il potere li prende in simpatia
 e per loro piovono contratti a molti zeri.
 Ma io sono libero dai loro inganni,
 semplicemente non leggendo i loro scritti,
 non seguo le loro chiacchiere vuote.
 Battaglia darò loro con la poesia,
 mentre contaminano il mondo
 con le loro false verità.
 
 Voi intellettuali, doppiamente traditori,
 perché conoscete l'inganno,
 eppur lo diffondete.
 Le vostre anime saranno dannate per sempre,
 perché come cani sciolti
 al servizio dei potenti.
 
 Tu, intellettuale che scrivi
 i discorsi del Premier,
 cercando le battute con cura,
 tu stai ingannando un popolo,
 stai coprendo un bugiardo.
 Questa era la ricerca del vero che sognavi?
 Non ti vergogni un po' anche tu,
 per quello che legge o dice
 il pappagallo Premier?
 Senza il tuo aiuto
 il popolo s'accorge prima
 che l'imperatore è nudo.
 
 Oh, poesia, aiutami
 a non cadere nei tranelli del potere.
 Aiutami a tenere l'anima
 pura come quella di un bambino!
 Oh, poesia, solo tu mi puoi aiutare!
 
 10
 
 È notte e la città donne.
 Si sente un tram,
 forse l'ultimo.
 Macchine passano ogni tanto.
 La pioggia porta l'odore dei campi
 ricordandomi del contadino che lavora la terra,
 della contadina che munge le mucche,
 del macchinista del tram o del treno,
 sinche è mattino
 anche di chi si sta alzando
 per preparare il pane,
 salutando per primo il giorno che nasce.
 E vola il pensiero su tutta la Terra,
 dove la notte
 ha preso il posto del giorno,
 dove i raggi del sole l'accarezzano dolcemente,
 mentre gente di buona volontà lavora
 e cerca di vivere onestamente.
 E dico: un mondo migliore e possibile,
 è possibile un mondo migliore.
 È possibile...
 Çlirim Muça
		 
		
		 NAVIGANTI 
		Levate le velepiù forte commentano
 le attese i venti,
 e quanti di noi resistono
 squarciano ricordi
 come frutti di mare
 tra le labbra, a bere
 senza bisogno di fuoco
 vividi segni di storie
 mai troppo raccontate,
 mai abbastanza capite.
 Alla prua affidati gli occhi
 al timone forse anche la rabbia
 di non potersi fermare
 ma siamo comandanti e mozzi
 dello stesso orizzonte prigionieri
 come in una lampada accesa
 di che attese si tratta
 lo scrive l'albero in cielo
 come una vendetta
 di che cosa parliamo
 in questi silenzi salati
 e scalzi
 lo spiega la rotta
 incoerente e tenace
 volta alla stella più tonda
 laggiù, verso sud, dove fa caldo e la pelle
 odora d'amore.
 Valentina Pascarelli
		
		 
		
		
		 LA  ROSA 
		Presto, molto presto,prima che sorga l'alba
 costruiamo la rosa
 che conservi il profumo denso
 di questa notte
 ancora sdraiata con noi
 sul letto disfatto
 addormentata con il suo seno
 nudo appoggiato tra la tua spalla
 e la mia.
 Valentina Pascarelli
		
		 
		
		
		 ALBA 
		Quanti corridoi di buioper uno zampillo di luce
 l'acuto grido
 di libertà
 incendia
 Si tuffano nella pozza
 di luce
 grumi di cielo
 è nato un mattino.
 Valentina Pascarelli
		
		 
		
		
		 PENSANDO  A  LEI 
		Mi avvolgo in un istante di malinconia,II tuo viso, che scorgo tra la nebbia
 Guida il cammino della mia mente
 E illumina i sentieri del mio cuore.
 Frammenti d'amore come coriandoli pazzi
 Si divertono a confondere la mia anima.
 Vengo richiamato verso orizzonti
 In cui contano l'affetto e l'amore.
 La tua immagine s'impadronisce di me
 Ma la solitudine è la mia vera compagna
 E quando le nebbie si diradano
 Tu appari e io rinasco per te...
 
 Sussurrano il tuo nome gli angeli
 E l'aurora richiama il tuo volto.
 
 Alex Rusconi
 
		
		 DIVAGAZIONI 
		Solitudine è una stanza vuotaDopo che tutti se ne sono andati.
 E' una lacrima che scende a cade ignorata
 da nessuno che poi non c'è...
 Un urlo che risuona nella notte...
 proprio la notte in cui tutti dormono.
 Un urlo inutile che spreca e spegne
 l'ultima energia di un uomo, solo.
 Rivoglio la mia voglia di solitudine
 quando non sapevo cosa fosse essere soli.
 Rivoglio la mia voglia d'amore
 quando lo chiedevo senza sapere cosa fosse.
 Rivoglio tutto ciò che ero
 prima di essere abbandonato da me stesso.
 Alex Rusconi 
		
		 LEI SE N'E' ANDATA 
		Vedo una distesa di terra arida davanti a
    meNon c'è più il verde che mi circondava un tempo.
 Che fine hanno fatto i giorni passati insieme
 a contare i fili d'erba
 e a fantasticare sul nostro futuro?
 Non c'è più nulla della poesia che c'era.
 Una bolla di sapone è scoppiata... e niente più.
 E ora passo i miei giorni a dimenticare
 E mi sforzo di cacciare dalla mente i miei ricordi di te
 il lucente scintillio del tuo sguardo
 la suadente vivacità del tuo sorriso
 la tua felicità che alimentava la mia.
 E non riesco.
 Non riesco perché non posso e non voglio.
 Tutto ciò di cui ho da vivere è il mio ricordo di te
 e non lo voglio buttare ma tenere.
 Custodirlo per sempre nel mio cuore, gelosamente.
 
 E quando sono solo, lo apro e piango.
 Alex Rusconi 
		
		 
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