VITTORIA  SANVITO

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SCOPRI LA SPIRITOLOGIA

Spiritologia, ma nella vita - chi è lei questa ispirata della Spiritologìa ?? Quasi un Testamento della Scrittrice-Poeta e Spiritologa Vittoria Sanvito  

No, non mi è facile portare in vista la mia vita privata, ma trovo doveroso farlo, per quanti coloro che vorrebbero sapere e sapere … Forse chissà per rassicurarsi che la Spiritologìa non sia uno dei soliti espedienti per fare soldi, così frequenti nei nostri tempi, ormai senza più alcun freno etico e men che meno scrupoli di coscienza. Dunque a non prescindere da remote radici, quasi leggenda, secondo cui il capostipite della mia casata fosse un trovatello - figlio naturale di una cantante lirica Italiana - e di un membro della Dinastia Asburgica. (Del resto con susseguenti riscontrabili tracce anche nell’antica Repubblica di Venezia). Ebbene che potendomi aggiornare a quanto ricordo testimonialmente: io sono figlia di Giovanni (disegnatore ebanista) e di Caterina: Stilista diplomata ante-litteram, nella antica scuola di Arte e Moda Ruggeri in Milano. Di qui in poi, vale sicuramente riportare il quanto poco rimasto nel mio vivo ricordo. …

E ricordo un giorno di Primavera, in cui io e la sorellina Camilla (due anni in meno) stavamo mestamente portando alla corda per brucare l’erbetta intorno - l’amatissima capretta “Muccina” - quando una donna assai reputata in famiglia, venne rivolgersi a me (non avevo ancora cinque anni) dicendomi: “Vieni con me, che la tua mamma ti vuole parlare”. Sicché, già sapendo o avendo sensazione di quanto mammina fosse ammalata - ebbi subito seguire questa persona fidata, fin sull’entrata della stanza dove lei giaceva (io senza saperlo) nell’ormai letto di morte.
Perciò quel momento di lucidità - dopo sorta di meningite delirante - che allora (non ancora scoperta la Penicillina) coglieva senza pietà ogni malato affetto di polmonite acuta, che in pochi giorni portava dalla piena salute a morte. Di qui, il vivo ricordo che ebbi impuntarmi impressionata, sulla soglia di quella stanza, per via di un vescicone animale, striato di sangue, che allora usava mettere in testa agli ammalati di febbre alta o meningite, come adesso la borsa del ghiaccio. Ma eppoi spinta dalla “madrina”, ebbi entrare e avvicinarmi al letto della mia mamma; la quale, guardandomi con imploranti occhi di cielo, tendeva verso di me la sua mano, e avuta tra la sua, la mia manina, prese a parlare : “Nini, Nini, tu sei una donnina ormai, e so che sei brava ogni sera a fare l’esame di coscienza, a leggere le preghiere con la nonna e a recitare “l’Angelo Custode” che sai bene a memoria. Ascoltami Nini, che io dovrò andare via, lontano, lontano. Ma al mio posto ti lascio l’Angelo Amore - che ti insegnerà come dovrai comportarti sempre bene, anche più di quello che potrei fare io: la tua mamma.
Sì… tu sei una donnina ormai, e dovrai prenderti cura anche della tua sorellina come l’Angelo ti dirà”. (Come infatti poi avvenne, che l’Angelo mi sussurrasse all’orecchio). E due giorni, poi vidi portare giù a spalle la bara con dentro mammina, che mai, mai più avrei veduto in vòlto, né sentita in voce, perché si diceva che era morta, e che la stavano portando alla sepoltura in Cimitero.

Quello che più ricordo con sgomento, è il parlare di tre “pie donne” con sguardo commiserevole verso me e per mano la mia sorellina, che parlottavano tra loro: “Povere, povere bambine. La sua mamma si è raccomandata a noi, ma come si fa ... Chissà, chissà povere bambine … Eh sì, perché il padre potrebbe risposarsi e portare in casa una Matrigna non di qui”. Forse già un alibi per estraniarsi, giacché papà non ebbe risposarsi che dopo dieci anni. Ma di queste “pie donne” - compreso la mia Madrina di Battesimo - non ebbimo mai e poi mai avere alcun minimo soccorso. Sì, sparite nel nulla - queste “pie zitelle” - forse avendo subito inteso di non venire corteggiate di necessità, come invece si aspettavano. Infatti che nostro padre - non era soltanto un abile professionista nel progettare e nel far realizzare a misura arredamenti interni - ma anche un formidabile intuitivo, che mai avrebbe accettato di mettersi in sorte con un’altra donna, senza che ne valesse la sicurezza di amore e di buona educativa compagnìa per noi bimbe. Ma eppoi che sulla mia famiglia, unitamente a quella di mia nonna - vennero imperversare tragedie della “Liberazione” - io non seppi più di avere nemmeno un padre; dopo quanto venne terrorizzato - sino ad andare fuori di testa - specie a causa di un blitz nel cuore della notte, che soltanto il pianto disperato di noi bimbe aggrappate al suo pigiama, ebbe sfatare che si concludesse con la sua fucilazione. Sì, perché erano giorni di lotte fratricide tra Partigiani e Fascisti, tanto che anche la sorella di mio padre (Elisa) già impegnata Pedagogista nel Regime, venne prelevata, violentata e messa incinta, sino a partorire un figlio dei Partigiani, senza possibilità di risalire a un padre. Mentre il fratello di mio Padre “Angelo” (meglio conosciuto come l’Asburgo) impegnato nel “Piano Agrario” - ebbe concludere la sua giovane vita al seguito della Colonna di Dongo, laddove venne prelevato con altri - e a quanto si disse - poi torturati e sepolti in fossa comune in su nelle valli - ma non mai saputo dove - finché le madri potessero mettere il cuore in pace. Quindi “disaparecidos” con molti altri, di cui mai alcun Giornalista venne occuparsi - forse temendo di apparire di parte - mentre solo vero che martiri quali siano, per amore di Patria - sono egualmente valutati dinanzi a Dio.

Eh no, non posso tacere queste tragedie che vennero abbattersi sulla mia famiglia - ragion per cui, dovettimo proseguire privatamente gli studi - tanto da evitare, mortificanti considerazioni che ne sarebbero venute (per quanto eravamo conosciuti) frequentando regolarmente il Ginnasio. Ma eppoi dire dell’accidentata mia salute, tanto miracolo che io sia ancora vivente; certo per un disegno Divino, che mi voleva qui - per i miei figli e figli - e per quant’altro di assegnato che avrei dovuto portare avanti. Dunque dire, che subito dopo la morte di mia madre, venni còlta da grave forma di difterite. (Nei duri inverni di allora, senza diffuso riscaldamento, era sempre una moria di bimbi proprio per difterite). Poco più in la, ebbi patire per mesi di una strana epatite - senza più forze - nemmeno di alzarmi dal letto. In seguito, adolescente, venni còlta da febbre reumatica che ebbe rilegarmi immobile a letto per oltre tre mesi, senza alcuna confortante prognosi medica. Dopo di che - io ebbi decisamente sfidare la cattiva sorte - prendendo ad allenarmi e a gareggiare nell’allora forse unica organizzazione Sportiva della “Libertas” non senza apprezzabili risultati nelle gare dei cento e ottocento metri. Sino a che non venni accusare fortissimi mal di testa (erratamente diagnosticati) per cui mi vennero asportate le tonsille, con conseguenze di ripetute emorragie e abbassamento delle difese naturali, contro bronchiti, reumatiti e mal di gola. Ragion per cui, fu la fine del mio tanto dedito impegno sportivo, semplicemente perché non sentivo di avere più abbastanza resistenza e forza nelle gambe.

Poi anche per me, intorno ai vent’anni, era venuto il tempo dell’amore, del matrimonio e della sconfinata felicità per la nascita di un figlio. Però a causa di non essermi riguardata nei critici quaranta giorni dopo il parto, venni còlta da una grave forma di pelviperitonite, per cui ricoverata di urgenza, con ulteriori complicazioni, avendo dovuto smettere di allattare. Dopo di che, abbastanza rimessa, ma con la smania di fare che mi sentivo addosso, ebbi di nuovo abusare delle mie forze, sino a ricadere in quella strana sindrome anche più gravemente di prima. Quindi di nuovo ricoverata per settimane e poi dimessa con infinite raccomandazioni di stare sdraiata, anche per via di intervenute complicazioni renali che ne facevano un caso clinico ben poco chiaro. Infatti, che nonostante le cure, bastava che camminassi per casa, ad alzarmi la febbre. Così dovendo accettare di darmi una regolata - ma anzi di rassegnarmi alla condizione - ormai convinta che quanto a vitalità fisica non sarei più stata la stessa. Inoltre assolutamente senza speranza di poter avere altre gravidanze - già a detta degli specialisti che mi ebbero in cura - ma tantopiù dopo l’intervento chirurgico, conservativo solo di un ciuffetto ovarico a destra, senza più essenziale collegamento della tuba. Del resto, come risulta ben chiaro dallo schema grafico tracciato dal Ginecologo e Chirurgo: Professor Leonardo Dorigo, già Primario in Ostetricia della Clinica Mangiagalli in Milano. Egli, che al colmo dello stupore per la nascita davvero Miracolosa di altri due miei figli, ebbe scrivere accanto al grafico: “Dopo l’intervento, la paziente ha avuto altri due figli. Clinicamente ciò non sarebbe stato possibile, ma le vie del Cielo sono infinite !!” Ma ero soprattutto io a sapere della Grazia che mi aveva toccato. Specie tenuto conto del precedente consulto con i migliori Specialisti dei tempi: Il Professor Migliavacca, il Professor Malcovati e lo stesso Professor Dorigo, che mi dava ormai senza speranza di guarigione. Ma questo mi venne detto solo in seguito da mio marito. Ebbene che durante gli anni di patimenti per quella strana malattia, a cui rassegnata… avevo nel cuore un solo tremendo rammarico: quello di non aver potuto dare un fratellino a mio figlio, così che se fossi venuta a mancare, almeno non si sarebbe trovato troppo solo.

Tormentoso rammarico, che era anche un inconfessabile, impossibile desiderio, che stava giù nel mio profondo segreto. Fintanto che una notte ebbi sognare, quasi ad occhi aperti, una Mamma di Luce che mi carezzava con tenerezza, poi posata la sua mano sulla mia testa, chiedeva: “Ma tu lo vuoi veramente un fratellino per il tuo Massimo ?!” Al che, ebbi rispondere: “Sì! Sì ! ” Con tutta l’enfasi della mia anima. Poi la Mamma di Luce era sparita, e io mi ero svegliata di soprassalto con addosso un’emozione mai provata prima. Però non ne parlai con nessuno di questo sogno - ma il primo segno che qualcosa fosse veramente accaduto - lo ebbi nella ricrescita dei capelli, che mi erano molto caduti per le cure. E poi l’incredibile - che dopo tre mesi, mi sentivo incinta, malgrado che il Professor Dorigo non riuscisse a credere nemmeno al test di gravidanza, perché diceva che nelle mie condizioni poteva essere anche l’insorgenza di un tumore a darlo positivo. Ma io sapevo del Sogno e nemmeno questo dubbio clinico riuscì minimamente a turbarbi. Anzi, direi che ebbi passare la gravidanza quasi in uno stato mistico - continuando a chiedermi cosa mai avrebbe voluto da me il Signore - per avermi degnata di così grande Grazia, che fu incommensurabile gioia con la nascita di Leonardo. Purtroppo vennero di lì a poco anche tremende preoccupazioni per lo stato depressivo di mio marito e per la pertosse spasmatica del bambino, per cui dovevo stare all’erta specie di notte. Sicché, veramente stremata, un pomeriggio mi addormentai sul divano e di nuovo ebbi sognare quasi ad occhi aperti, che con mio marito ci trovavamo sul balcone, quando apparve la stessa Mamma di Luce, che battendogli sulla spalla prese a parlare: “Su, su. Adesso basta con la depressione”! E poi toccando la mia pancia, aggiunse: “perché adesso dovete pensare a questo che deve nascere…”. Infatti si avverò che la crisi depressiva di mio marito cominciasse a risolversi, mentre dopo tre mesi ero davvero in attesa di un altro bimbo (Alessandro) che nacque felicemente non a nove, ma a dieci mesi. E a dieci anni di distanza da Massimo - il fratello maggiore.

Ma eppoi che i bimbi crescevano mi trovavo sempre più spesso immersa a meditare sul perché della vita e sulla sofferenza umana - sino al punto di non farcela più a sopportare che la vita fosse così una assurda ripetizione: più di dolori che di gioie - senza speranza che la condizione umana potesse evolversi meno vulnerabile, fuori dalla schiavità dei bisogni e della sofferenza. E tra me dicevo: “No, non è possibile che se Dio è Amore, possa non avere un progetto magari un lontano progetto di trasformazione e liberazione di questa misera condizione umana”. Tantopiù dopo che il nostro Signore Gesù, ebbe sacrificarsi per noi finché nessuno più finisse in Croce ! E così meditando continuamente - anche senza volerlo - come un assillante sottofondo di altri pensieri, l’ansia esistenziale era divenuta quasi uno spasimo interiore che giorno e notte non mi dava tregua. Finché un mattino, che mi trovavo sola in casa, seduta a cucire l’orlo di un paio di pantaloncini, la mia mente venne come rapita e portata fuori, in un’altra dimensione. Un’altra dimensione che sembrava ancora il mondo umano, ma nel tutto apparente, molto più leggero; libero, gioioso e in armonia di uomini senza più il peso della fatica, senza più la paura della morte. E senza più il seme dell’odio, della violenza e della sofferenza. E la voce che mi diceva: “Questo è il mondo futuro. È nella Spiritualità la possibilità di trasformazione dell’uomo. Avrai le chiavi della Conoscenza. La tua missione è per il Mondo futuro”. Tornata in me, l’ansia esistenziale era sparita; e da quel momento fu come se la mia mente non fosse più chiusa da comuni pareti logiche e razionali, ma dilagante senza confini … E fu così che venne concepirsi la Spiritologìa ! Ma dovettero passare ancora quasi vent’anni di trucidio combustivo - alimentato da accaniti dolorosi fatti della vita - prima che si ponderasse in me quella stupefacente razionalità superiore. Il che avvenne direi, definitivamente sul crinale tra la vita e la morte.

Ricordo che era il maggio del 1992 (l’anno dell’elezione del Presidente Scalfaro) quando venni sopraffatta da un enfisema polmonare, con complicazione di febbre reumatica e di tosse ostinata, di quelle che ti squassano al petto. Quindi a causa della febbre alta e della pressione calata al minimo, oltre alla difficoltà nel respirare - che direi il peggio, perché il respiro è la vita - sentivo come se mi si stesse liquefando il cervello e con questo le mie facoltà di pensare. Tanto che in quella prima fase della malattia, ebbi la sensazione che non avrei mai più potuto scrivere, ma anzi che molto difficilmente sarei riuscita a superare anche quella terribile batosta. Non avevo più volontà, non più un minimo di forza vitale, perciò sentivo che non dipendeva da me che mi fossi potuta salvare o meno. E me ne stetti così a giacere interiorizzata, potendo bere solo acqua, ma a piccoli sorsi, con fatica a inghiottire persino quella. Non c’erano più né pensieri, né memoria nella mia mente. I sintomi forsennati non recedevano e giorni e notti passavano come fuori dal tempo. Per lo più rimanevo sola, perché non sopportavo di sentire che i miei figli fossero tanto preoccupati per me. Ma in verità io non ero sola, perché sentivo la presenza costante di due Entità in vesti contrastanti, che stavano disputando in piedi, dietro, sul muretto di legno del mio letto. Ero in prognosi riservata nelle loro mani e senza dubbio sentivo che vita o morte per me, dipendevano esclusivamente dal verdetto favorevole o contrario che - a suon di ragioni contrapposte - sarebbe prevalso nella disputa di esse Entità. Intanto erano solo gli squassoni di tosse a ricordarmi che ero ancora in un corpo vivente; giacché solo la terza settimana venne sciogliersi favorevolmente la prognosi - come ebbi chiaramente sentirlo dal guizzo di vita che era tornata in me.
Insieme al fatto sorprendente che io ricominciavo a pensare (o a lasciarmi pensare) ma non nella solita sede cerebrale, bensì nel centro del Cuore (detto anche plesso solare) in collegamento con sorta di etereo glomerato mentale, situato sopra la mia testa. Tuttavia la crisi di salute non si risolse che lungo parecchi mesi. Ma da quel momento ebbi la consapevolezza di essere sbarcata nella dimensione oltre : dove si ingenera la Poesia e la Conoscenza della Spiritologìa - che sarà del Terzo Millennio; di indubbio aiuto anche nel rilancio dell’Evangelizzazione Cattolica in tutto il Mondo. A motivo che soltanto un esauriente grado di Conoscenza Spirituale - in accordo alle esigenze dei tempi - può trasformare labili Credo, in vera, sentita, incrollabile Fede.

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